La psicoterapia nativa

La psicoterapia nativa per come la posso intendere io, (concedetemi la licenza poetica di uno psiconeologismo) è intrecciata in tante radici che nascono dalle origini più remote dell’esperienza umana e conducono alla riscoperta di un legame fondamentale con la natura e con i processi organici che caratterizzano la nostra esistenza. Alcuni dei principi cardine di questa prospettiva includono la profonda consapevolezza della respirazione come veicolo di connessione con il mondo circostante e con la nostra stessa essenza, l’esposizione al freddo o in generale l’atteggiamento di rinuncia per gestire l’essenziale e non farsi gestire dal superfluo.

Per superfluo intendo ciò di cui non abbiamo bisogno, non una ascesi moralista e pelosa.

Questo approccio si basa sulla premessa che, in un passato remoto, le nostre cellule neuronali e altri aspetti della nostra biologia erano in uno stato di integrità, non contaminati da influenze culturali o ambientali che possono distoglierci dal nostro nucleo autentico.


La psicoterapia nativa cerca di ristabilire questo stato di equilibrio, consentendo alle emozioni di fluire come manifestazioni di consapevolezza, simili a spiriti che visitano la nostra psiche.

Un elemento cruciale di questo approccio è la capacità di ascoltare e accogliere le emozioni, considerandole guide autentiche nel percorso verso l’autenticità interiore.


Questo atto di accettazione diventa una chiave per la fiducia nell’autoregolazione organismica, permettendo al corpo di rispondere in modo naturale ed equilibrato alle stimolazioni ambientali e interne, di potersi guarire, di potersi calmare , di potersi rafforzare di rispondere in modo proattivo all’infiammazione autonomamente.

Il concetto di “wilderness” in questa prospettiva non è solo un ritorno ad uno stato primordiale, ma piuttosto una riconciliazione con la natura selvaggia all’interno e intorno a noi.

Non è interpretato come brutalità di atteggiamento, ma come l’espressione autentica di chi siamo, una comprensione profonda del nostro vero posto nel mondo.

In conclusione, la psicoterapia nativa si configura come un percorso di riscoperta delle radici dell’umanità, una umanità sociale di comunità e non un percorso individualistico nostro fatto di nascita laurea lavoro procreazione consumo e morte, è una via che ci invita a esplorare la connessione intrinseca con la natura, a respirare in sintonia con il nostro essere e ad abbracciare la complessità delle emozioni come guide preziose nel viaggio verso l’autenticità.

La perplessità come motore di conoscenza.

La perplessità? È solo un modo sofisticato per dire che non ho idea di cosa sta succedendo!

Spesso ci incateniamo alle tecniche o ai ragionamenti ma per accedere ad un nuovo tipo di sapere dobbiamo ammettere di esserci persi.

Ci perdiamo nelle relazioni.

Ci perdiamo nei posti di lavoro.

Ci perdiamo anche nelle nostre menti e alcune volte non torniamo più.

Ammettere la perplessità ci conduce all’altro ma anche a noi stessi.

Non siamo più maestri , insegnanti , operai.

Siamo solo un dubbio.

Una nascita interrotta o qualcosa che deve venire alla luce.

Siamo di nuovo solo il nostro nucleo , il filo rosso che ci ha condotto sino ad ora.

Esser dubbiosi ci mette nella condizione di eterni discenti.

Ci permette di esser bambini e di far le domande più sciocche che forse però sono quelle che ci servono di più e che ci fanno vergognare.

Ci permette di esser a contatto con la visione di noi stessi più pura e più nuda.

Essere perplessi è una grande forma di coraggio , un atto di ribellione allo strapotere dell’aver capito sempre e subito tutto.

Stare bene Psicologicamente.

Riguardando questa foto mi accorgo che tra il serio e il faceto 20 anni fa circa mi sedevo a non fare niente.

Su questa scia di sentimento ho scritto questo titolo.

Nel “come stare bene Psicologicamente” si dipanano troppe e adeguate soluzioni.

Un elenco numerato di infinite possibilità ampiamente discusse mediamente in ogni articolo sul benessere psicologico ma che forse qualche volta ci tolgono dall’esperienza nuda e cruda.

STARE

Ecco perchè Stare bene Psicologicamente mi suggestiona un mantra, una asana mentale da mantenere e da non modificare, aggiustandolo di millimetro in millimetro trovando la posizione in equilibrio della mia persona.

L’assertività mi rimanda ad un fusto.

Un’albero non dice di no, ma crea i presupposti per rimanere sul territorio e avere al momento giusto la possibilità di lasciarlo.

Rimando alla luminosità e alla vitalità di una persona come Tiziano Fratus che nel suo blog https://studiohomoradix.com/2016/02/11/ideogrammi-dal-bosco/ legge il bosco con occhio ammirativo e saggio.

Volevo anche parlarti della dipendenza dal ricevere.

Non esiste un albero più importante dell’altro, forse neanche uno più intelligente.

Esiste una intelligenza di sciame.

Il punto infatti non è dipendere o ricevere ma approvvigionarsi tutti alla stessa fonte.

In un mondo centralizzato la dipendenza dal ricevere può significare vita o morte.

Morte Fisica se l’unico Supermarket appartiene a note aziende che gestiscono prezzi e qualità dei prodotti alimentari.

Morte Spirituale se l’unico erogatore fornisce all’ingrosso beni esistenziali di qualità grossolana.

Morte Psicologica per tutti quei guaritori feriti che diventano operatori della salute mentale e che forniscono intrugli essoterici di tecniche di propaganda del benessere, dimenticandosi di favorire l’attività fisica all’aperto negli spazi dell’anima.

Decentralizzare significa poter comunicare e scambiare valore con gli altri modificando l’ambiente circostante possibilmente non a discapito dell’altro o dell’ambiente stesso.

La dipendenza diventa così autoregolazione organismica tra viventi.

Abbiate fiducia in voi stessi e nel processo,

Trova la tua cifra!

La vita racchiude più di ciò che è richiesto, tenere in serbo non serve.

Sei tu il 5° martello! (semicit.)

Sii Generoso!

Salta in acqua, salva quel Bambino!

Resta Giovane e Sano.

La pratica permane indipendentemente dal risultato.

Lavorato o Avariato?

Perché pur avendo ciò che altri non hanno mi sento più sfortunato di loro?

Ai poli opposti del nostro vivere questa realtà abbiamo da una parte quello che possiamo conoscere tramite i nostri sensi e dall’altra ciò che viene pensato o detto;che nell’opinione comune è meglio conosciuto come Ideale.

L’ideale di Lavoro è un ideale abbastanza confuso( ufficialmente da due anni pandemici) endemicamente in Italia da almeno 20 anni.

Questi 2 anni di coronavirus hanno indebolito e annientato parecchie organizzazioni anche alcune che parevano sane e in buona salute.

Per tutti hanno connotato un lungo periodo di incertezza, caos e poca originalità.

Il lavoro è diventato un costo.

Un fardello di cui liberarsi il prima possibile.

Svegliarsi e affrontare la quotidiana infinita scalinata di ore di disperazione lavorativa è diventato un dramma per molti..per troppi, da evitare con ogni tipo di espediente: Caffè, riunioni , false motivazioni, discorsi eloquenti, soprusi e perversioni varie.

La drammaticità del momento rileva l’incosistenza economica e l’angoscia di esser imprigionato nel presente con poche cose e di scarso valore.

Troppe crisi taciute e non affrontate, eventi astrali e limitata visione di sè e del mondo hanno creato una accozzaglia di ideologie incestuose, luoghi comuni, pigrizia e poco furore che hanno banalizzato il dibattito sul lavoro e il modo di approcciarsi innovativamente ad esso.

In effetti se mi seguite potrei azzardare di considerare il lavoro come un prodotto biotecnologico.

Un microbiota Henryfordiano che possa sintetizzare al posto del nostro sfiancato cervello elementi di piacere e di frustrazione come ad esempio costruire un buon prodotto o un buon servizio e allo stesso tempo sopportare il proprio collega cag****i.

Iniziare a considerare lavoro e vita come parte di un organismo comunicante e vivo h24.

Possiamo iniziare a comportarci con noi stessi e con gli altri come una organizzazione con una intelligenza di sciame attraverso complesse ma ragionevoli interazioni.

Il tempo trascorre ma è nel presente che le vie d’uscita dagli stalli prendono forma.

Fermare il lavoro significa svuotare tasche e casse.

Evitiamo l’Helycobacter da cassaintegrazione che spinge a restare seduti nelle proprie ritirate ordinarie,perdendo l’attenzione per i nuovi bisogni e la gioia della scoperta di nuovi spazi da riempire.

Prendiamoci invece un tempo dedicato alle pause senza quel senso di colpa affettato vittima di uno stacanovismo mai capito e di un senso del dovere da far vedere.

Riappropriamoci di pause rabbiniche dedicate al pensiero, alla riflessione, alla condivisione settimanale ,quotidiana senza aspettare con sollievo e talvolta impazienza la debacle di una agognata quarantena che si ci fa staccare ma che porta anche con se un impatto deflagrante sulla nostra speranza.

Cerchiamo e troviamo modi per arginare l’ansia di rivedersi sempre diversi, sempre più performanti per poi ritrovarci amaramente scaduti.

Aumentare le ore di lavoro, fare straordinari per ottimizzare le risorse senza alcun piano strategico è solo un altro mattatoio stipendiato.

Sostare su un lavoro che ha perso dì significato è un cappio al collo tagliato sartorialmente; con più stile ma non meno stringente.

Il lavoro è un affare condiviso, è qualità del tempo della propria vita impiegato in modo diverso, in modo rispettoso, visionario, solidale.

Che queste parole antiche: Rispettoso, visionario e solidale siano legate a voi per tutta la vita e in tutta la vostra vita perché se perdiamo queste parole non perdiamo soltanto il lavoro ,perdiamo tutto.

DOVNQE

Ancora una volta la danza delle polarità ci imbambola di fronte al palo della scelta.

Cosa facciamo quando ci troviamo di fronte ad una persona che ci insulta all’improvviso?

Di solito istintivamente ci immobilizziamo oppure attacchiamo.

La nostra cara amigdala si comporta in modo efficace e direi pure per sua natura davanti all’imposizione di dover scegliere ci fa comportare come rettili.

Come di fronte a due inoppugnabili opinioni (politiche, morali, etiche, sessuali) cosa scelgo?

Forza ! Su!! In fretta!!

Nessuno spazio all’ozio, al sano menefreghismo.

Devi schierarti.

Ma perché succede tutto questo?

Perché a differenza di una qualsiasi discussione carnale, ovvero che coinvolge due corpi presenti nello stesso momento e che quindi comporta una miriade di sensazioni tattili , prossemiche e non verbali, il digitale ti inchioda al tasto, a ciò che stai indelebilmente tracciando sulla rete.

Non sei più online, non sei più off Line.

Sei On Life.

Vuol dire che sei eternamente connesso.

Eternamente legato ad una risposta.

Senza pause o respiro nell’agonia di non perdere informazioni vitali alla tua dipendenza da contatto.

Tutto è ovunque, sei perennemente reperibile , sempre flessibile a milioni di interazioni e relazioni, che poi si sa ogni nuova comunicazione crea una nuova relazione quindi potenzialmente potresti avere centinaia di contatti al giorno.

Ogni volta che la nostra mente si predispone ad una risposta si attiva un sistema biologico relazionale.

On Line questa attivazione è perpetua.

Uno scroll continuo di nuove personalità.

Eh si perché mica posso reggere sempre una linea, esser coerente con ogni minima partecipazione alla comunicazione eterea.

Siamo legioni di IO.

E la rete è potenzialmente attrezzata ad accogliere tutto di tutti.

Il creato ci da sempre antiche suggestioni.

Nel corso delle stagioni, non tutto è sempre disponibile.

Nessuna pianta, insetto o animale ha lo stesso processo vitale per tutto l’anno.

Ci sono letarghi, brumazioni, crisalidi.

Non tutto è ovunque o comunque.

Umanamente non possiamo reggere qualcosa di onnipresente.

Siamo fatti per una vita sobria, per la proporzione delle parti e perché siamo più della somma delle nostre parti.

Ci vuole pazienza e una continua preparazione alla resistenza.

Le situazioni possono diventare sempre più difficili, le circostanze ostili ma ci accorgiamo della preziosità e della sanità di un aiuto quando si presenta al momento giusto.

Una buona cura come un buon consiglio non arriva mai in anticipo ne in ritardo ma proprio quando può fare effetto.

Confesso

Confesso a te Friedrich Salomon Perls il mio tradimento.

Ogni volta che mi professo sanitario e permetto a schemi del mondo medico, del mondo degli affari , a modelli pedagogici , alle distinzioni tra studente e insegnante, malato e guaritore di far fallire la psicoterapia della Gestalt.

Ogni volta che non confliggo per attaccamento ad una immagine o per paura di perdere un ruolo sociale.

Ogni volta che mi faccio scoraggiare o giustificare da un trauma per mancanza di coraggio nel recuperare le parti perdute della mia personalità e la mia presenza in ogni esperienza.

Ogni qualvolta che non ho la pazienza di cercare il continuum di consapevolezza per seguire e imporre l’assertività dell’Ego.

Ogni volta che mi son fatto sedurre dalla sfrontata mente per carpire informazioni e mettere barriere tra me e le altre persone anestetizzando il mio corpo e le mie emozioni con stereotipi, pregiudizi e previsioni catastrofiche.

Quando preferisco la certezza della sofferenza al rischio dell’ignoto.

Ogni volta che blocco esperienza e percezione perché perso nella mia mente.

Quando mi osservo e non penso che il novanta per cento di tutto ciò che succede è proiezione.

Ma credo in questo:

alla Gestalt emergente, al nascente che svela che tu stesso hai creato i tuoi problemi e che tu stesso puoi uscirne.

Al procurarti un luogo dove scoprire la relazione con te stesso e l’altro.

Al Lasciar essere e lasciarti essere.

All’ Esser con te.

All’ Amore e non al sostegno.

Al prendermi piena responsabilità per me ma alcuna responsabilità di te.

Silenziare

Potessimo pensare per immagini, liberi dall’assillo dei significati.

Ecco cosa sognava il poeta Gaston Bachelard nella sua incompiuta poetica del fuoco.

Come si può arrivare a liberare il potenziale evocativo della parola senza infangarsi nella speculazione del senso, nella ricerca ossessiva di spiegazione ed informazione?

Con la poesia.

Leggere a voce alta una poesia è abbandonarsi ad una coscienza caleidoscopica.

Ci si impegna per trascurare il nostro silenzio, curioso è che resilienza sia l’anagramma di silenziare.

Non sempre tornare a ciò che era prima è un progresso ma può significare zittire la nostra passione,azzoppare il nostro movimento vitale di autonomia.

È un dono della poesia insegnare l’arte del saper immaginare.

Chi sono? È tanto strano

Fra tante cose strambe

Un coso con due gambe

detto guidogozzano!

(Poesie Guido Gozzano)

Esser trasportati dall’ immagine, coglierne l’attimo significa esplorare l’inconscio, e assaporarne i frutti.

È meno scientifico, meno usuale, più angosciante, ma ci permette di fare vera ricerca, cioè lavorare su una migliore capacità di sondare il mistero delle nostre ansie fornendoci degli strumenti dedicati come le metafore.

Ogni volta che leggiamo una poesia o che proviamo a scriverla percepiamo un mare , un oceano di emozioni e visioni che trasformano le parole in esseri animati.

Viaggiamo sul pianeta degli esseri urbani sfiorando con paura il mistero dell’invisibile, del non conoscibile.

Ignoriamo solo per pigrizia, come se abitare la poesia fosse un elezione e non un habitus.

Invece abitare la poesia vuol dire esser presenti e attenti ai segnali del giusto sentiero.

Potrei scegliere la via della letteratura, farmi tentare da quella della Psicoanalisi, ma ho deciso di seguire la retta via, quella della poesia.

Quando mi domando come siamo arrivati a tutto questo.

Il paradigma è cambiato.
Se prima eravamo abituati a notare la tecnologia digitale e i suoi dispositivi nella nostra vita ora è tanto se scorgiamo la nostra vita tra le tecnologie.
Questo è un bene o un male?
Semplicemente io credo sia complesso.
In un momento di polarizzazioni violente mi rassicura un pochino crogiolarmi nel ragionamento della complessità di questo mondo.
E allora fermiamoci, riflettiamo, parliamo senza tagliare con una accetta la soluzione immediata.
Del resto ogni apprendimento passa per una elaborazione di tante informazioni e poi per una successiva esecuzione che si fa spazio in una bellissima confusione.
Perché bellissima?
Perché come sempre la confusione ci rende umani , ci permette di fare errori, sbagliare per poi riprovare ad essere un po’ meno coerenti, un po’ meno se stessi.
Facendo il terapeuta una delle cose più spaventose ma altrettanto affascinanti è uscire da se stesso, cioè dare spazio all’altro..stare in silenzio..cercare di far esistere l’altra persona.
Quando ci riesco è un po’ alienante ma d’altra parte questo anonimato esistenziale mi da una serenità incredibile.
Dopo un senso di smarrimento nel non dovermi imporre assaggio il delizioso esser niente ma comunque parte del tutto.
Cosa vuol dire?
Dopo un po’ di tempo che mediti, hai delle leggere epifanie.
Quasi degli stop motion dove tutto ti si mostra naturalmente, come in un bosco. Non esiste gerarchia tra leccio e Faggio. E in quei momenti di grazia ci si ritrova centrati in presenza perché si è decentrati rispetto a se stessi. Non perdi l’equilibrio ma è un bilanciarsi dinamico. Tra te e il resto del mondo.
Quindi cosa scegliere Tecnologia Si o No, non fraintendetemi non intendo dire che possiamo farne a meno.
Intendo dire quali responsabilità ci prendiamo rispetto ad assumerci la nostra realtà?
Tante volte si ripete la frase: Non esiste una unica realtà ma solo la nostra.
Siamo sicuri che la nostra realtà sia sopravvissuta?
Quanto ci confrontiamo con il reale quotidianamente?
Quanto sentiamo che la nostra vita è lucida e non patinata?
Quanto ci accontentiamo di rassicuranti risposte semplici per non entrare con coraggio nei mondi più complessi.
Il mondo è già cambiato.
Ancora una volta stiamo guardando dietro ai nostri giorni morti.
Senza speranza.
Senza coraggio.
Solo con la rabbia dell’immediato.
E allora aspiriamo al Vuoto, oltre l’Horror vacui si scuote la nostra voce e il coraggio di scelte inusuali, complesse, trasformative, trasfiguranti.
E saremo completamente noi.

Buone Vacanze!

Ti senti in colpa perché non sai come abbandonare il chiacchiericcio della tua mente prima delle agognate vacanze estive?


Eccomi qui con 3 Trucchi per legare impunemente senza vergogna e senza rimorso quel bastardo del tuo giudice interiore al guardrail dell’autostrada.

Ok scusa, ora diventa tutto un po’ più poetico.

Immaginati di partire, lasciare l’autostrada per percorrere una piccola stradina di montagna in una valle sconosciuta e fermarti in un piccolo paesino schiettamente accogliente e sentire l’odore del bosco già dalla piazza.

Meglio?

Continuiamo.


Non ti sembra di sentire sulla pelle la frescura dell’altezza e l’aria fine che solletica l’appetito?

Senti già quel tepore che ti rilassa senza sfiancarti, sorseggiando una birra ghiacciata o gustando un po’ di frico all’ombra di un “taglio”.


Si, questa è una esperienza che non si dimentica facilmente, ti rimane impressa nel corpo.


Ma tu sei ancora a casa, in compagnia di quel terribile e rumoroso chiacchiericcio nella tua mente che giudica ogni cosa che fai, come la fai e perché la fai quindi non fai più niente.


Stai fermo in quelle due o tre abitudini che ti fanno sentire al sicuro e che danno una debole tregua all’esaurimento nervoso che sentì arrivare ancora una volta, inesorabilmente come ogni Estate.


Si sa il periodo più bello dell’estate è proprio quando “ L’estate sta finendo”, mica quando comincia che siamo stressati da un anno di lavoro e aspettiamo la performance delle vacanze.


Come vorremmo non finisse mai l’estate.


Dirti che esiste il modo di sentire sempre quel tepore nel tuo cuore, produrre uno stato d’animo da relax ,quell’aria fine nel tuo cervello, quell’estate dell’anima quando vuoi ,a tua completa disposizione, sarebbe stupido da parte mia.


In effetti chi ti conosce?


Sei un tipo disperato da “ non voglio alcuna responsabilità “ o sei uno di quelli che faccio tutto io e si ritrovano soli o senza energie?

Di nuovo troppo ostile.

Ricalibriamo


Se pensi di essere un principiante della felicità tutto questo può essere possibile ecco i tre consigli per te:


1) Ringrazia con il respiro:

E daje co sto new age.

Ricordati che non concentrarsi può portare alla demenza senile.

Grazie.

Ora respira e leggi per favore.

Nomina quello che stai vedendo, sentendo, ascoltando e toccando e ringrazialo dedicandogli un respiro profondo alla volta.
Non è il passato o il futuro che ti blocca , e non sono neanche i pensieri , è il tuo giudice che ti dice che non hai ricevuto abbastanza e che il mondo ti deve di più.
Zittiscilo con il piacere di esser grato di poter “ esser vivo nel tuo ambiente”.

OK BASTA NEW AGE

Zittisci il rompiballe e seguimi ancora un attimo.

2) Esercizio del: “Ho paura di.. Mi piacerebbe”.
Prendi un foglio o un amico volenteroso e 5 minuti per fare una lunga lista di cose di cui hai paura.


Ora ripeti tutte queste frasi sostituendo “ ho paura di..” con “ mi piacerebbe..” .


Ripeti fedelmente la frase di prima con solo questo cambiamento.

Senti cosa stai provando.

Cosa ti attira in questo rischio?

Cosa puoi guadagnare?

Voglio che ti renda conto che molte delle tue paure ti impediscono la soddisfazione di desideri importanti!

Ora comincia la frase con “ Mi piacerebbe” e aggiungi le prime cose che ti vengono in mente.

Questo era abbastanza breve vero?

3)Dialogo con le mani.

Si questo potrebbe essere interessante..


Trova una posizione comoda che ti permetta di usare tutte e due le mani e chiudi gli occhi.


Diventa consapevole del tuo corpo e non badare a ciò che succede all’esterno.

Nota di quali parti del tuo corpo sei consapevole e di quelle di cui non sei consapevole.

Mettiti comodo con le mani in grembo.

Ora focalizza l’attenzione sulle tue mani.

Diventa consapevole delle sensazioni che vengono dalle tue mani.

Come è il rapporto fra le tue mani?

Stanno interagendo tra loro?

Come si sentono?

Ora voglio che tu metta delle parole in questa comunicazione silenziosa.

Immagina di divenire la tua mano destra che in silenzio parla alla sinistra.

Cosa risponde la mano sinistra?

Come ti senti essendo la mano destra?

Parla alla mano sinistra della tua diversità.


Identificati ora con la mano sinistra .

Diventa la mano sinistra e continua la conversazione.

Di alla mano destra come ti senti essendo la mano sinistra.

Digli della tua diversità.

Cosa dici essendo la mano sinistra?

Cosa ti risponde la mano destra?


Cosa sta succedendo fra di voi?


Ora diventa di nuovo la mano destra.


Continua questo dialogo per 5 minuti.


Continua a focalizzare l’attenzione sulle tue mani.


Se diventi rigido rivolgiti all’altra mano:
“ io sono rigida” o “ Io non ho niente da dirti” e senti cosa risponde l’altra mano.

Porta avanti il dialogo e vedi cosa viene fuori.


Tieni gli occhi ancora chiusi per un po’.
Stai seduto in silenzio ed assimila quello che hai appena sperimentato.
Cos’è successo tra le tue mani?
Cosa hai provato identificandoti con le tue mani?

Ogni volta che propongo questo esercizio non immaginate i film che mi faccio.

Questi sono solo alcuni degli esercizi per “imparare ad imparare” cioè a sperimentare e a rielaborare intensamente le tue esperienze.

Per tutto il resto Arrivederci in studio.

Corso D.P.I.M

CORSO D.P.I.M (DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE DELLA MENTE)

Buongiorno e Benvenuti al primo e unico corso D.P.I.M
(Dispositivi di Protezione Individuale della Mente).

Forse avrete già partecipato a percorsi di Empowerment o di sviluppo e installazione di nuove risorse.
Ecco quelli sono i software della mente.

Il corso D.P.I.M invece fornisce strumenti e procedure utili in caso di malfunzionamento o scarsa manutenzione della mente.

I lezione del corso D.P.I.M -metodi di antintrusione attraverso il carattere.

Molto spesso nella nostra vita ci è stato detto: “Che brutto carattere che hai!” forse persino tu stesso ti sei detto: “Che brutto carattere, ma come faccio a vivere con questo carattere?”.
Abbiamo cercato di cambiarlo però non lo abbiamo mai ringraziato abbastanza perché ci ha permesso di sopravvivere sino a questo momento.

Vediamo quali sono i requisiti per utilizzare bene questo dispositivo di protezione:

1° Requisito: è la conoscenza; cioè sapere in che carattere ti trovi:

Io ho utilizzato l’Enneagramma e ho fatto un percorso seguendo questa griglia antichissima che è stata portata avanti in ultima analisi dagli insegnamenti del Dott.Claudio Naranjo, questa griglia è un esempio, tu puoi usare i “Tipi Junghiani” o qualsiasi altra classificazione psicologica.

E’ importante però riuscire a comprendere che noi non siamo il nostro carattere ma che quest’ultimo ci ha aiutato a sopravvivere fino ad ora.

2° Requisito: è un cambiamento del nostro punto di vista cioè il nostro carattere ci deve
apparire non più come un sarcofago o come una prigione bensì come un vestito, consapevolizzare e comprendere questo è di vitale importanza per non rimanere fissi nei nostri ruoli, come un vestito che qualche volta possiamo appoggiare per rivelare noi stessi.

Ma come funziona questo dispositivo?

Essendo un dispositivo di antintrusione il nostro carattere suggerisce al cervello di distorcere la realtà quanto basta per salvaguardare rapidamente la salute mentale ritenendo in quel momento necessario prima di tutto assicurare la protezione del sistema rispetto ad avere il pieno contatto sulla realtà.

Insomma della serie: “Troppa verità fa male”.

La nostra autostima è salva a patto che non decada la nostra responsabilità.

Quindi il dispositivo di anti intrusione dell’ego o del carattere ci serve per due cose:

COPING ovvero la gestione delle avversità.
e
MEDICARE momentaneamente i nostri STATI EMOTIVI.

II Lezione del corso di D.P.I.M
Connessione del Sistema Nervoso Endocrino e Immunitario attraverso lo Sport
.

Vediamo quali sono i requisiti per utilizzare bene questo dispositivo di protezione.

1° Requisito: La conoscenza.
Oggi ti consiglio questo libro. “ Resisto dunque sono”.
Pietro Trabucchi spiega molto bene come attraverso lo sport avvenga una profonda connessione tra questi tre sistemi: sistema nervoso, sistema immunitario e sistema endocrino.
Questo insieme di risorse è un dono che è volto alla protezione della mente e a rivelare la “Valutazione Cognitiva”.
La valutazione cognitiva è il cuore di questi tre sistemi e modifica il funzionamento biochimico dell’organismo e la qualità delle sensazioni e delle emozioni che proviamo.

Cosa significa questo?
Ogni qual volta utilizzerai lo sport come strumento di gestione delle avversità, dello stress, delle difficoltà riuscirai ad avere un dispositivo di protezione della mente che preserverà quella valutazione cognitiva che andrà a modificare il tuo sistema biochimico e infine la tua risposta comportamentale.

Lo sport ripulisce la valutazione che facciamo del mondo attraverso un feedback biochimico ed emotivo del nostro organismo e ci fa agire in modo proattivo allo stress.

2° Requisito:
Essere consapevoli che esiste una relazione tra sistema nervoso immunitario endocrino non è più un eresia.
Sapere di avere a disposizione uno strumento ( bodyfelt) per connettere questi tre sistemi e quindi proteggere la mente e gestire le avversità in modo più proficuo attraverso una valutazione cognitiva guidata è una skills fenomenale.

Lo Sport come dispositivo di protezione della mente aiuta e funziona perché preserva la valutazione cognitiva.
Il cervello da buon leader quale è invia un messaggio che spinge l’organismo oltre la fatica, la sofferenza e permette al sistema di fortificarsi.

III Lezione del corso D.P.I.M
Mastering Emozionale

Vediamo quali sono i requisiti per utilizzare bene questo dispositivo:

1° Requisito:
E’ l’esperienza del contatto frequente con l’emozione.
Padroneggiare le emozioni non vuol dire controllarle o semplicemente gestirle ma significa averne cura e soprattutto conoscerle,praticarle.

Come si utilizza questo dispositivo di protezione?

Si utilizza cercando di stare nel “qui e ora per più tempo possibile “, sperimentando quella emozione nel proprio corpo senza giudicarla, osservarla per quella che è, senza farci troppi pensieri sopra.

Come si fa questo?

In un luogo sicuro dove poter sperimentare al sicuro le proprie emozioni.

E non esiste un luogo piu sicuro e sacro del nostro corpo.


Possiamo se vogliamo grazie ad un percorso su noi stessi imparare ad affidarci alla saggezza del nostro corpo e aver fiducia in lui perché le emozioni sono funzioni del nostro corpo e si attivano e danno il loro meglio se contenute in modo sano.

2° Requisito:
Il Master non domina, non controlla, non plasma e non direziona a suo piacimento le sue emozioni e quelle degli altri, egli segue invece il flusso del loro movimento, sà che hanno un tempo, uno spazio ed un senso.

Capirai che cambiano velocemente, un momento c’è la gioia la quale lascia spazio alla paura che poi lascia spazio alla tristezza che poi lascia spazio alla sorpresa.

L’ emozione ti porterà ad avere un’attenzione dall’universale al particolare cioè da una galassia di stimoli esterni ti riporta al centro del tuo corpo, in equilibrio.

L’emozione, se lasciata emergere, accolta, ha un effetto nel ringiovanimento psichico e nella
ricarica di energia fisica e predispone il corpo a rispondere a parole e a linguaggi che creano benessere.

IV Lezione del corso D.P.I.M
Dieta e Potenziamento Energetico
.

Vediamo qualisono i requisiti per utilizzare bene questo dispositivo:

1° Requisito:
La conoscenza . Oggi vi consiglio questo libro di Michaela Doll docente universitaria tedesca.
Insegna Chimica degli Alimenti, si occupa di alimentazione, medicina dei micronutrienti e patologie legate agli stili di vita e alle condizioni ambientali ” i buoni geni non sono a caso”.

Per geni intendiamo non le persone che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media
ma il nostro patrimonio genetico.

Ecco come Michaela Doll spiega l’Epigenetica:
“il codice genetico è il sistema rigido del nostro genoma, le modificazioni
epigenetiche sono invece flessibili e anche reversibili, grazie ad una condotta
di vita sana è possibile spostare di nuovo gli interruttori dei nostri geni
nella direzione giusta”.

Fra le tante cose interessanti che ho trovato in questo libro due mi hanno colpito particolarmente: la prima è che non siamo vittime del nostro patrimonio genetico ovvero che la salute è un discorso multifattoriale, la seconda è che siamo anche quello che ci fa diventare il nostro ambiente.

Siamo il nostro stile di vita, siamo ciò che mangiamo.

Un essere umano è più della somma dei suoi geni.

Ciò che mangiamo e facciamo può influire sull’attivazione o meno dei nostri geni.

2° Requisito:
Attuare un cambiamento concreto attraverso il nostro stile di vita.
Suggerisco un’appendice di ricette “geneticamente amichevoli” per colazione, pranzo e cena.

Quindi se teniamo conto di un “Paesaggio Epigenetico” a forma di Sk8 PARK e noi siamo la sfera che scivola da una parte all’altra tra virtù e tossicità, più o meno consapevolmente, sappiamo che la nostra vita non è incisa nella pietra ma
abbiamo la possibilità e la responsabilità in ogni momento della vita di prenderci cura di
noi stessi, di tenere conto delle condizioni ambientali , di mangiare bene,
di potenziarci energeticamente perché il cibo è la benzina che ci muove, mangiare bene vuol dire stare bene, stare in una buona condizione psichica.

A differenza della genetica nell’ Epigenetica abbiamo a che fare con un
sistema flessibile plasmabile e reversibile.

Quindi tutte le volte che hai pensato “ho mangiato male, mi son trattato male, ho esagerato, sono stato dipendente”, pensa che grazie alla tua responsabilità e il tuo perdono 70 volte 7 avrai ancora la possibilità di lavorare sulla tua salute e di non rendere irreversibili alcuni danni.

Possiamo ancora influire sulle modifiche epigenetiche del nostro patrimonio genetico.
Ricordate, nel bene e nel male.

V Lezione del corso D.P.I.M
Action Learning attraverso la propria storia e la propria esperienza
.

Vediamo quali sono i requisiti per utilizzare bene questo dispositivo.

Sono la conoscenza e una piccola azione a tua scelta da compiere se vuoi dopo le suggestioni che ti darò.

1° Requisito:

Ti consiglio due libri il primo è questo: “Ogni vita merita un romanzo” di E. Polster, il secondo è un kit di gioco di sviluppo sociale” The Village”.

Erving Polster è uno dei più grandi esponenti della Gestalt a livello mondiale.
Nel suo libro spiega quando la narrativa è un dispositivo di protezione della mente.

Nel trauma la narrativa nella nostra vita esplode, ad esempio con le persone vittime di tortura si lavora sulla ricostruzione cronologica e di senso della propria vita, in modo da dare una luce e un nuovo orizzonte di senso alla persona.

La propria storia secondo Polster è lo strumento basilare per il rinnovamento dell’uomo.

Insomma se provi a leggere la tua vita con gli occhiali della curiosità ti renderai conto che le esperienze più o meno piacevoli o avventurose che stai vivendo in quel momento o che hai vissuto nel tuo passato, considerate nella maniera giusta, sono fatte della stessa materia dei romanzi più apprezzati.

Quindi leggere le pagine della propria vita come un romanzo appassionante piuttosto che come qualcosa di noioso o di inutile è un dispositivo di protezione della mente.

2° Requisito

E’ questo manuale inserito nel kit di gioco di sviluppo sociale.
Un ottimo prodotto frutto della collaborazione tra Dof- Consulting e ITACA Cooperativa di
Udine.

E’ un gioco che mi ha colpito molto perché fa leva secondo me su due forze:

1) La forza motivazionale, quella che ti spinge alla crescita personale
2) Il talento che già hai.

Questo è il tavolo su cui si gioca.

E’ interessante perché questo gioco è ambientato in un villaggio.
E’ un villaggio dove si gioca con le competenze acquisite e da acquisire in una visione sociale.
E’ un social game, possiamo acquisire nuove chiavi di lettura della realtà attraverso il
linguaggio del gioco e degli archetipi.

E ORA STOP!

FERMATI

SENTI COSA VUOI

DESIDERA

FAI

E’ TEMPO DI COMPIERE LA TUA PRIMA AZIONE!

SENTI COME TI SENTI!

La nostra storia e le nostre esperienze sono dei dispositivi di protezione della mente perché ci fanno sviluppare degli apprendimenti che diventano azione.
Ci portano a sfogliare le pagine della nostra vita per scoprirne le meraviglie.

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