La psicoterapia nativa

La psicoterapia nativa per come la posso intendere io, (concedetemi la licenza poetica di uno psiconeologismo) è intrecciata in tante radici che nascono dalle origini più remote dell’esperienza umana e conducono alla riscoperta di un legame fondamentale con la natura e con i processi organici che caratterizzano la nostra esistenza. Alcuni dei principi cardine di questa prospettiva includono la profonda consapevolezza della respirazione come veicolo di connessione con il mondo circostante e con la nostra stessa essenza, l’esposizione al freddo o in generale l’atteggiamento di rinuncia per gestire l’essenziale e non farsi gestire dal superfluo.

Per superfluo intendo ciò di cui non abbiamo bisogno, non una ascesi moralista e pelosa.

Questo approccio si basa sulla premessa che, in un passato remoto, le nostre cellule neuronali e altri aspetti della nostra biologia erano in uno stato di integrità, non contaminati da influenze culturali o ambientali che possono distoglierci dal nostro nucleo autentico.


La psicoterapia nativa cerca di ristabilire questo stato di equilibrio, consentendo alle emozioni di fluire come manifestazioni di consapevolezza, simili a spiriti che visitano la nostra psiche.

Un elemento cruciale di questo approccio è la capacità di ascoltare e accogliere le emozioni, considerandole guide autentiche nel percorso verso l’autenticità interiore.


Questo atto di accettazione diventa una chiave per la fiducia nell’autoregolazione organismica, permettendo al corpo di rispondere in modo naturale ed equilibrato alle stimolazioni ambientali e interne, di potersi guarire, di potersi calmare , di potersi rafforzare di rispondere in modo proattivo all’infiammazione autonomamente.

Il concetto di “wilderness” in questa prospettiva non è solo un ritorno ad uno stato primordiale, ma piuttosto una riconciliazione con la natura selvaggia all’interno e intorno a noi.

Non è interpretato come brutalità di atteggiamento, ma come l’espressione autentica di chi siamo, una comprensione profonda del nostro vero posto nel mondo.

In conclusione, la psicoterapia nativa si configura come un percorso di riscoperta delle radici dell’umanità, una umanità sociale di comunità e non un percorso individualistico nostro fatto di nascita laurea lavoro procreazione consumo e morte, è una via che ci invita a esplorare la connessione intrinseca con la natura, a respirare in sintonia con il nostro essere e ad abbracciare la complessità delle emozioni come guide preziose nel viaggio verso l’autenticità.

Pubblicato da Dottor Emmanuele De Filippo

Lavoro da anni per costruirmi e costruire una cultura mentale il più possibile pronta e sveglia ad adattarsi ai tempi moderni che abbia però radici forti nei singoli luoghi di nascita biologica e di consapevolezza di ogni persona.

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